Muscoli, carattere, piedi buoni, lo scalpo dei big: perché tutti vogliono Leoni

Possono diciassette presenze in Serie A trasformare un ragazzo appena maggiorenne, di sicuro talento ma ancora inevitabilmente acerbo, in un oggetto di desiderio per i grandi club italiani e non solo? La risposta è sì, perché il mondo del calcio di oggi va veloce, molto veloce, e se non si individua in anticipo il treno giusto da prendere si rischia di finire su un binario morto. Ecco perché il nome di Giovanni Leoni, difensore centrale del Parma, di anni 18, è sul taccuino delle principali squadre di Serie A, disposte, a quanto sostengono i guru del mercato, a investire cifre importanti pur di assicurarselo. Il Parma lo ha prelevato nell'estate del 2024 dalla Sampdoria per circa 6 milioni di euro e, al momento, l'amministratore delegato degli emiliani Federico Cherubini ha dichiarato che il ragazzo "non è sul mercato". Ha un contratto che lo lega al Parma fino al 2029. Però mai dire mai, quando ci sono di mezzo tanti soldi e la possibilità di plusvalenze stellari. Leoni si è messo in luce nella seconda parte del campionato, dopo aver fatto parecchia panchina quando l'allenatore era Fabio Pecchia. È stato Cristian Chivu a credere ciecamente in lui e a farne il perno di quella retroguardia che andava protetta e resa più solida se si voleva raggiungere la salvezza. Obiettivo centrato anche grazie ad alcune prestazioni davvero superlative di Leoni che ha saputo annullare gli attaccanti della Juve, in una sfida che, per il pubblico del Tardini, data la vittoria finale contro quella che è considerata l'avversaria delle avversarie, rientra ormai nell'epica. Leoni non si è fatto intimorire, nonostante la giovane età; ha sempre cercato di giocare d'anticipo su Vlahovic e su Kolo Mouani; ha fatto a sportellate vincendo quasi sempre i duelli; ha guidato il reparto con una sicurezza da veterano. Altra prova da applausi quella contro il Napoli. Penultima di campionato, c'era un certo Romelu Lukaku da controllare e Leoni non gli ha fatto vedere il pallone. Lo ha arginato con il fisico, con la tecnica, con la grinta, tanto che gli spettatori se ne sono andati dallo stadio convinti di aver visto all'opera un difensore che farà parecchia strada. Diciamo subito una cosa: di difensori come Leoni, in Italia ce ne sono pochi. Pochissimi. Lui ha un fisico potente, è bravo nell'uno contro uno, è forte di testa, sa difendere lo spazio e sa contrastare l'avversario, non ha problemi se si deve giocare a tre o a quattro. Inoltre, cosa tutt'altro che irrilevante, ha soltanto diciotto anni, e dunque ha ampi margini di miglioramento, a patto di lavorarci sopra come fa uno scultore quando deve "addomesticare" il marmo. Non è già arrivato, e per fortuna lui non si sente tale, perché deve acquisire una maggiore consapevolezza dei propri mezzi e, soprattutto, deve fare il salto in alto definitivo. Ovvio che gli manchi l'esperienza, in particolare quella a livello internazionale, perché non ha avuto tante occasioni per farsi notare: diciassette presenze in Serie A, alla prima stagione, sono un discreto curriculum, ma non possono certificare la definitiva nascita di un talento. Serve tempo per valutarlo, per capirne i difetti e correggerli, per studiarne le potenzialità e cercare di valorizzarle. La dote principale di Leoni pare essere il carattere. Granitico, ecco l'aggettivo che meglio lo definisce. È un ragazzo già adulto, uno che non si spaventa davanti alle difficoltà, uno che si esalta se c'è da battagliare. E queste qualità, per un difensore, sono fondamentali. Lo si è visto nelle sfide delicatissime dell'ultimo finale di campionato, quando un errore, contro grandi attaccanti, poteva costare carissimo. Lui è sempre rimasto concentrato, attento, determinato. La sua stazza fisica, è alto un metro e novantasei centimetri, gli permette di ingaggiare vere e proprie battaglie contro ogni tipo di avversario. Non è particolarmente falloso e, a suo vantaggio, bisogna sottolineare il suo notevole tempismo negli interventi: che siano in anticipo, in scivolata, in chiusura preventiva. Sa sempre che cosa fare e quando fare. Da verificare la sua capacità di giocare a campo aperto oppure se gli avversari gli buttano il pallone alle spalle: li servono velocità e conoscenze che, logicamente, deve ancora acquisire. Ecco, sul piano della velocità, probabilmente, qualcosa va migliorato. Non sarà mai uno scattista, dato il fisico imponente, però quando si fa il centrale difensivo è necessaria anche una rapidità nel breve che Leoni ha bisogno di affinare. Contro la Roma, ad esempio, è stato espulso, per una lettura sbagliata di uno scambio nello stretto tra due attaccanti avversari. Anziché scappare, come si dice in gergo, lui ha cercato l'anticipo, forse guidata più dalla foga e dall'entusiasmo che dalla saggezza. Comprensibili errori di gioventù. Schierato da Chivu sempre in una difesa a tre, c'è da vedere come Leoni se la cava con una retroguardia a quattro, ma sinceramente non crediamo possa incontrare problemi perché quando uno ha talento può giocare con qualsiasi modulo. È semmai da verificare la sua capacità di impostazione dell'azione, qualità che viene ritenuta fondamentale per un difensore nel calcio moderno. Nelle sue apparizioni, finora, lo si è ammirato soprattutto per la bravura in fase difensiva (che è il suo mestiere principale), anche perché il Parma, per struttura di squadra e per tattica scelta, raramente ha palleggiato con la retroguardia. Leoni ha piedi abbastanza buoni, il destro migliore del sinistro, ma non se ne conosce in modo approfondito la visione di gioco e la capacità di leggere in anticipo lo sviluppo della manovra. Qui sta la differenza tra il buon giocatore e il campione. Gente come Scirea, come Beckenbauer o come Franco Baresi sapevano come si sarebbe snodata l'azione ancora prima che cominciasse. Ma qui, onestamente, stiamo parlando di tre monumenti, e Leoni è ancora un ragazzino che deve sedersi ai banchi di scuola, chinare la testa sui libri e studiare. Non gli manca l'umiltà, e questo è un dettaglio importantissimo per un giovane. Poche parole, poche interviste, poca forma e molta sostanza. Gli ingredienti per diventare un grande ci sono tutti, a patto di non credere di esserlo già, perché quello sì che sarebbe un problema.

Muscoli, carattere, piedi buoni, lo scalpo dei big: perché tutti vogliono Leoni

Ha 18 anni, non si spaventa davanti a nulla e con Chivu è diventato il perno della difesa del Parma. Per lui è asta di mercato

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