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Thunder, la ricetta Daigneault: "Restiamo noi stessi, basterà". E Caruso sogna già la parata

Oklahoma City si prepara alle Finals, che giocherà da favorita. La guardia di origini italiane: "Siamo giovani ma al tempo stesso matura"

Riccardo Pratesi

L’allenatore e il veterano, lo stratega e il suo riflesso sul parquet. Mark Daigneault e Alex Caruso ci raccontano come Oklahoma City sta preparando le Finals Nba 2025, le seconde della sua storia dopo quelle del 2012, a caccia del primo titolo di sempre. Il mantra di franchigia è chiaro: non snaturarsi. “Cerchiamo idealmente, mica è facile, di convincere i nostri ragazzi di rimanere loro stessi come persone e come giocatori, di continuare a fare quello che hanno fatto finora e che ha funzionato così bene in questa stagione. Possiamo essere meno di quanto siamo stati fino a questo momento, certo non di più, perché questi siamo. E questi va bene…”. Così dicono i risultati: il miglior record di stagione regolare, la Western Conference conquistata da testa di serie numero 1, da squadra da battere.

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antidoto all'inesperienza

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La ricetta per il successo del coach dei giovani Thunder è chiara, dunque. Pensare poco a quello che ci sarà in palio - il Larry O’Brien Trophy - da giovedì, da Gara 1 della serie di finale con gli Indiana Pacers e pensare tanto al presente. Senza guardare troppo più avanti, senza mettersi troppa pressione addosso, difficile da smaltire quando per quasi tutti i giocatori è una prima volta, quando l’ansia da prestazione per ragazzi inesperti diventa un’insidia reale. “L’inesperienza? Dobbiamo pensare al gioco, alle situazioni di campo, non al domani”. Facile a dirsi, un po’ più complicato a farsi. Ma Caruso, la guardia di (lontane) origini italiane, a soli 31 anni il veterano dello spogliatoio dei Thunder, durante l’incontro video virtuale con i giornalisti europei via Zoom tranquillizza i tifosi: “Siamo una squadra giovane, però matura. Questi sono ragazzi che imparano subito…”. Sinora è stato così ai playoff, durante le serie vinte contro Memphis, Denver e Minnesota. Sapranno ripetersi anche contro Indiana?

Oklahoma City Thunder's Shai Gilgeous-Alexander (2), Alex Caruso (9) and the bench celebrate late in the second half of Game 7 in the Western Conference semifinals of the NBA basketball playoffs against the Denver Nuggets, Sunday, May 18, 2025, in Oklahoma City. (AP Photo/Kyle Phillips)

difesa e tifosi

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I Thunder vantano l’Mvp, il miglior giocatore della stagione, la guardia canadese Shai Gilgeous-Alexander, ma quando si tratta di esibire i punti di forza Coach Daigneault si sofferma anzitutto sulla difesa, la migliore dei playoff con 104.7 di defensive rating, davanti ai campioni uscenti, i Boston Celtics. Passaggio di consegne? “Abbiamo la fortuna di allenare un super personale difensivo come nucleo di squadra, questo ci consente di scegliere tra diverse opzioni, come tattiche e strategie. Eppure non è facile contro gli avversari playoff: per quanto difendiamo bene Nikola Jokic ha comunque sfoggiato due partite da (almeno) 40 punti contro di noi e Minnesota due partite da (almeno) 125 punti”. L’altro vantaggio che Daigneault si gode è quello del campo: i Thunder giocherebbero l’eventuale Gara 7 in casa, al Paycom Center. “Il nostro pubblico è incredibile. I tifosi sanno mettere le ali ai ragazzi, molti dei quali sono cresciuti a Oklahoma City, cestisticamente. Non c’è mai stato scetticismo qui, poche critiche persino quando non vincevamo, all’inizio del periodo di ricostruzione. Ci facevano la standing ovation persino quando perdevamo se la gente vedeva che i ragazzi davano tutto e giocavano bene, mi ricordo di una partita persa in casa contro Golden State…”. I Thunder adesso vincono tanto, quasi sempre. Ci hanno preso gusto. “Queste Finals sono sia traguardo che opportunità. Vogliamo che questa stagione non finisca…”.Daigneault sogna il lieto fine, il primo storico trionfo per squadra, franchigia e comunità. Per trasformare le aspirazioni in realtà sa a chi affidarsi: “Caruso è vocale, parla, incita, sprona i compagni. Che lo seguono. Alex compete sempre, è contagioso da agonista”.

parola di caruso

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Lui sa come si fa. Lui le Finals le ha già giocate e addirittura già vinte, in maglia Lakers. Non è un caso che Daigneault lo indichi come esempio al suo gruppo di lavoro. La guardia intanto ricambia i complimenti: “Il Coach? L’ho visto migliorare tanto dai tempi della G-League a oggi, si è saputo guadagnare tutto quello che ha adesso, come status. Mi ha incoraggiato a sfruttare i miei istinti difensivi oltre la struttura di squadra su quella metà campo”. Caruso è un guastatore, il sesto uomo dei Thunder, quello che dalla panchina porta sul parquet la ferocia agonistica, l’adrenalina e la comunicazione che tanto servono ai ragazzini terribili di Oklahoma City. Marca tutti, tra gli avversari: esterni, ali, persino i lunghi come Julius Randle e Nikola Jokic, nei turni precedenti. Pestifero, duro, smaliziato. Ripete il mantra Thunder in prospettiva Finals come fosse Vangelo: “Dobbiamo continuare a essere chi siamo”. Poi scatta inevitabile la comparazione tra passato e presente. “Come paragono le finali per Los Angeles e per i Thunder? Beh, con questo gruppo giovane abbiamo dovuto imparare alcune cose sul momento, rispetto ad allora. Chiaro che impari più grazie alle vittorie piuttosto che alle sconfitta”. La chiusura è un assist al cronista, Caruso è un facilitatore naturale. “L’esperienza playoff del 2020 nella bolla anti pandemica di Orlando? Avevano comunque il feeling delle Finals persino senza i tifosi sugli spalti. Però mi è mancata la parata…”. Ecco, a Oklahoma City hanno già “apparecchiato” il River Walk per la festa sull’acqua. Non aspettano altro e potrebbero non dover aspettare molto, ormai…

Oklahoma City Thunder guard Alex Caruso (9) steals a pass intended for Minnesota Timberwolves guard Anthony Edwards (5) during the first half of Game 5 of the Western Conference finals of the NBA basketball playoffs, Wednesday, May 28, 2025, in Oklahoma City. (AP Photo/Nate Billings)