serie a noir

Il presidente che credeva ai complotti e cacciò Gigi Riva. E si diede alla latitanza

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Era il 1984 e quando il suo Cagliari finì in Serie B, Amarugi parlò di una congiura ordita da arbitri, poteri forti e dalla massoneria. Finì che si tirò addosso l'ira dei tifosi e dell'allenatore Giagnoni, mollò tutto e se la diede a gambe

Furio Zara
Collaboratore

Quando all’inizio degli anni 80 in curva al Sant’Elia di Cagliari compare lo striscione di cui tra un attimo vi daremo contezza, il presidente in carica del club, Alvaro Amarugi, capisce che forse è arrivata l’ora di chiuderla lì, fare le valigie e andarsene, o comunque ipotizzare quella che oggi si chiama “exit strategy” ma che allora era considerata la maniera migliore di salvare la pelle. Lo striscione recitava così: “Alvaro l’avaro sei un baro”. E pur riconoscendo l’abilità linguistica nelle assonanze, sono i concetti dell’avarizia e della slealtà a risaltare, nero su bianco, sul lenzuolo che i tifosi srotolano in quel lontano pomeriggio domenicale di veleni, rancori e invettive. Nell’estate che fa da preludio al campionato 1983/84, Amarugi decide di smantellare il Cagliari. Il club è fresco di retrocessione in Serie B. Amarugi, imprenditore nato in Romagna, ma grossetano d’adozione, è presidente da due anni. Pensava di aprire un ciclo, invece si trova in grande difficoltà. Lo contestano, ma lui dice di non sentire i fischi. Accusa apertamente gli arbitri, colpevoli - a suo dire - di “favorire tutti fuorché noi”. Vede ombre e complotti ovunque. È convinto - seriamente convinto - che a mandare il Cagliari in B sia stata la massoneria. Dice che quando ha acquisito il club, l’ha di fatto strappato ad un gruppo che era composto da Armando Corona, ex presidente del Consiglio Regionale e - come si appurerà in seguito - Gran maestro della Loggia massonica Grande Oriente d’Italia, e Flavio Carboni, noto alle cronache giudiziarie come il faccendiere Carboni, un personaggio equivoco che attraversa molte delle zone oscure della nostra storia e si trova spesso al centro di tanti misteri, dal caso Moro al crack del Banco Ambrosiano, dalla morte di Roberto Calvi sul Ponte dei Frati Neri a Londra alla certificata vicinanza con alcuni esponenti della Banda della Magliana. Ebbene, Amarugi sostiene che Corona e Carboni gliel’hanno fatta pagare. Parla di “forze occulte e potenti” che vogliono mandarlo in rovina, rimanda a fantomatici “premi a vincere ricevuti dalla Juventus per battere il Cagliari” e facilitare la salvezza di altre squadre. 

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