Le prime parole del nuovo allenatore dei Blancos le ha dedicate a chi lo ha preceduto: "Carlo è stato il mio allenatore. Un onore raccoglierne il testimone". Ma ha anche espresso il suo pensiero su alcuni giocatori: "Rodrygo è parte del progetto, Bellingham può fare epoca, ho un’idea di come usare al meglio Vinicius e Mbappé"

La prima cosa che ha fatto Xabi Alonso è stata ringraziare Carlo Ancelotti. In maniera affettuosa, sincera e profonda: "Prima di iniziare a parlare di questa nuova tappa, voglio ricordare quella che si è appena chiusa. Carlo Ancelotti è stato il mio allenatore, una magnifica persona che mi ha segnato e ha avuto una grande influenza su di me. Senza la sua saggezza e la sua maestria probabilmente oggi non sarei qui. Raccolgo il testimone e la sua eredità con grande onore e orgoglio. Spero di poter rispettare le grandi aspettative che mi accompagnano qui".

CASA SUA
—Florentino Perez lo aveva riaccolto in quella che ha definito la sua casa. Xabi Alonso è stato al Madrid dal 2009 al 2014 come giocatore, chiudendo il lustro con 6 trofei e la ‘Décima’ Champions a Lisbona, poi è tornato come allenatore: nel 18-19 dirigendo l’Infantil A della cantera iniziò la sua carriera in panchina. Vinse la Liga e il Trofeo de los Campeones, poi andò al filial della sua Real Sociedad, conquistando la promozione alla Segunda, la B spagnola. Da li al Bayer Leverkusen, tre anni con la storica prima Bundesliga del club delle Aspirine. Ora di nuovo al Madrid: ha firmato per 3 anni.

PRUDENZA MASSIMA
—Seduto accanto a Emilio Butragueño, Xabi Alonso è partito in maniera assai prudente. Le domande non diciamo complicate, ma spinose, gestione dell’addio di Modric (due volte), difesa a 3 o a 4, posizione di Vinicius e Mbappé, mal di pancia di Rodrygo, ruolo di Bellingham, non hanno ricevuto alcuna risposta. Xabi Alonso ha trasmesso voglia, positività ed energia, ha parlato di connessione con i giocatori e con i tifosi, ha elogiato la qualità della rosa e si è messo al servizio del club: "Tutte le decisioni sono prese d’accordo con il club – ha ripetuto due volte – ci sono cose che sono affar mio e altre no. Tutto è stato discusso con la società".
CAMBIO DI IDEA
—Xabi non voleva allenare la squadra al Mondiale per Club ma ha cambiato idea: "Per due motivi. Il primo è che così guadagniamo tempo, il secondo è che così ci giochiamo subito un titolo, è la prima edizione del trofeo e vogliamo vincerlo". E poi: "Rodrygo è parte del progetto, Bellingham è un centrocampista che può fare epoca, ho un’idea di come usare al meglio Vinicius e Mbappé, la difesa a 3 o a 4 non è questione rilevante, così come un attacco a 2 o a 3: l’importante è essere duttili, pratici e dinamici".
DIPLOMAZIA
—E allora ecco servito un esordio dialettico con tanti palloni in tribuna. Più avanti si vedrà. Ah, e i suoi grandi maestri, Mourinho, Guardiola, Ancelotti? "Ho cercato di prendere qualcosa da tutti, e ho avuto la fortuna di avere i migliori come allenatori. Sono ancora in contatto con loro". Diplomazia innanzitutto. E nessuna vertigine: "Arrivare dopo l’allenatore più vincente della storia del club non è un problema, al contrario: è una grande sfida che non vedo l’ora di iniziare".

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